Palazzo Moraschi
Un tuffo nell’Ottocento
Tutto nasce da una famiglia che negli ultimi anni del Settecento decide di radicarsi a Subiaco, e di farlo con lo sfarzo che la propria condizione aristocratica richiede. I Moraschi, nei primi anni dell’Ottocento, iniziano l’edificazione del Palazzo sui terreni precedentemente occupati dall’antica chiesa di San Martino (XIII sec.), già fatiscente e pertanto demolita per favorire la realizzazione della sovrastante chiesa di Santa Maria della Valle. La zona gode anche di una fama spirituale ancor più prestigiosa, legata alla figura di San Benedetto. Il monastero di Sant’Angelo in Balzi, uno dei dodici fondati dal Santo nella Valle dell’Aniene, si trovava in prossimità dello sperone di roccia alle spalle del Palazzo. Ne sono testimonianza il recente ritrovamento di una grotta e alcune piccole cisterne con acqua sorgiva, nonché un medievale acciottolato con scala.
Grazie a Fabio Gori e al suo Viaggio pittorico antiquario da Roma a Tivoli e Subiaco sappiamo con certezza che nel 1855 il Palazzo non è ancora del tutto completo, cosa che tuttavia non aveva impedito a Luigi Moraschi di ospitare nella notte del 18 aprile 1849 Giuseppe Garibaldi, di passaggio nel borgo. Nel 1868 Rinaldo Moraschi commissiona a Francesco Gai, significativo pittore, architetto e scultore, la decodazione di una sala del piano nobile.
L’Edificio passa nelle mani della famiglia Piatti nei primi anni del ‘900, assumendo il nome di Palazzo Moraschi Piatti. Ingegnere e imprenditore, Alarico Piatti è strettamente legato alla storia locale per aver preso parte alla realizzazione della ferrovia che per circa trent’anni aveva collegato Subiaco a Roma. Per alcuni decenni a partire dagli anni ’30 il Palazzo è sede del Comando dei Carabinieri, che ne fa la propria caserma. Dagli anni ’70 Palazzo Moraschi rimane disabitato e in abbandono, fino all’acquisto da parte del Comune e al recente affidamento in concessione all’Associazione Gli Angeli Onlus, che lo ha riconsegnato alla collettività nel suo rinnovato splendore.
La sala Gai
Era il 1868 quando Francesco Gai, pittore romano di madre sublacense, poggiò il suo pennello sulle pareti e la volta di una piccola, preziosa sala di Palazzo Moraschi. Dal suo impegno scaturirono quattro splendidi episodi legati alla figura della dea Diana: tre decorano ancora oggi la sala (Il bagno di Diana, La gara di tiro con l’arco, Il trionfo di Diana), mentre uno andato perduto era posto a decorare la volta (Il sogno di Diana). I tre episodi alle pareti, di cui uno firmato con evidenza dall’autore, sono incorniciati da una raffinata alternanza di puttini, festoni e trofei di caccia.
L’appartamento nobile
Un’infilata di pregiate sale che richiamano temi astrali e immergono i visitatori in affascinanti ambientazioni d’epoca. Arredate con pregevoli pezzi di antiquariato, fra cui uno splendido pianoforte a coda Stancampiano appartenuto ai Borbone, sovrani di Napoli, le sale dedicate alla Primavera, al Sole e alla Luna conservano affreschi e soffitti a cassettoni. Alle Stelle è infine dedicato un piccolo gioiello architettonico: una saletta a pianta ottagonale con nicchie alle pareti e volta a ombrello, decorato con trompe-l’oeil raffiguranti guglie gotiche. Un ambiente originale che anticipa l’ingresso al giardino pensile.
L’appartamento nobile
Un’infilata di pregiate sale che richiamano temi astrali e immergono i visitatori in affascinanti ambientazioni d’epoca. Arredate con pregevoli pezzi di antiquariato, fra cui uno splendido pianoforte a coda Stancampiano appartenuto ai Borbone, sovrani di Napoli, le sale dedicate alla Primavera, al Sole e alla Luna conservano affreschi e soffitti a cassettoni. Alle Stelle è infine dedicato un piccolo gioiello architettonico: una saletta a pianta ottagonale con nicchie alle pareti e volta a ombrello, decorato con trompe-l’oeil raffiguranti guglie gotiche. Un ambiente originale che anticipa l’ingresso al giardino pensile.
Il giardino pensile
All’ombra delle palme e della torre colombaria, il giardino pensile di Palazzo Moraschi vi proietta in una dimensione ancora più antica, di sapore medievale. Seduti sulle panchine o al tavolino, circondati dal prato e accompagnati dal piacevole sottofondo dei giochi d’acqua, il giardino è il luogo ideale per riscoprire il piacere del dialogo, dell’incontro e della pace.
La Cappella del Carmine
La piccola cappella dedicata alla Madonna del Carmine, con le sue piacevoli forme neoclassiche, conclude la fabbrica e il prospetto di Palazzo Moraschi. La cappella palatina, ancora dotata della cantoria originale, mostra oggi una splendida opera pittorica ottocentesca raffigurante la stessa Madonna del Carmine con San Martino Vescovo, in memoria della precedente chiesa medievale a lui intitolata, e San Francesco d’Assisi, per ricordare la sua visita a Subiaco avvenuta tra il 1223 e il 1226.
La Cappella del Carmine
La piccola cappella dedicata alla Madonna del Carmine, con le sue piacevoli forme neoclassiche, conclude la fabbrica e il prospetto di Palazzo Moraschi. La cappella palatina, ancora dotata della cantoria originale, mostra oggi una splendida opera pittorica ottocentesca raffigurante la stessa Madonna del Carmine con San Martino Vescovo, in memoria della precedente chiesa medievale a lui intitolata, e San Francesco d’Assisi, per ricordare la sua visita a Subiaco avvenuta tra il 1223 e il 1226.